Contro quest’ultima affermazione insorsi energicamente. Il sindacalismo, io dissi, anche se si abbiglia dell’aggettivo rivoluzionario, non può essere che un movimento legale, un movimento di lotta contro il capitalismo entro i limiti che il Capitalismo e lo Stato gli impongono.
Esso non ha dunque uscita, e non potrà ottenere nulla di permanente e di generale, se non cessando di essere il sindacalismo, e promovendo non più il miglioramento delle condizioni dei salariati e la conquista di qualche libertà, ma l’espropriazione della ricchezza e la distruzione radicale dell’organizzazione statale.
Io riconosco tutta l’utilità, la necessità stessa, della partecipazione attiva degli anarchici al movimento operaio, e non ho bisogno d’insistere per essere creduto, giacché sono stato dei primi a dolermi dell’attitudine d’isolamento superbo che presero gli anarchici dopo lo sfacimento dell’antica Internazionale, ed a spingere di nuovo i compagni sulla via che Monatte, dimenticando la storia, chiama nuova. Ma ciò è utile alla sola condizione che si resti sopratutto anarchici e che non si cessi di considerare tutto il resto dal punto di vista della propaganda e dell’azione anarchiche.
Io non domando che i sindacati adottino un programma anarchico e siano composti di soli anarchici. In questo caso sarebbero inutili, giacchè farebbero doppio ufficio con i gruppi anarchici, e non avrebbero più la qualità che li rende cari agli anarchici, vale a dire quella d’essere oggi un campo di propaganda, e domani un mezzo per condurre la massa sulla via a farle prendere in mano il possesso delle ricchezze e l’organizzazione della produzione per la collettività. Io voglio dei sindacati largamente aperti a tutti i lavoratori, che cominciano a sentire il bisogno di unirsi ai loro compagni per lottare contro i padroni; ma io conosco anche tutti i pericoli che presentano per l’avvenire dei gruppi fatti allo scopo di difendere, nella società attuale, degli interessi particolari, e domando che gli anarchici che sono nei sindacati si diano per missione di salvaguardare l’avvenire, lottando contro la tendenza naturale di questi gruppi a divenire delle corporazioni chiuse, in antagonismo con altri proletari anche più che con i padroni.
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