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      Fuori delle associazioni operaie noi possiamo fare la propaganda orale e scritta, organizzare gruppi di studio o d’azione, pagare di persona in tutte le occasioni, ma resteremmo sempre impotenti a dare un indirizzo nostro al corso degli eventi e dovremmo accodarci agli altri, offrirci agli altri, i quali sfrutterebbero il nostro lavoro ed i nostri sacrifici per fini non nostri, anzi contrari ai nostri.
      D’altronde, a causa del nostro programma, noi siamo più che qualunque altro partito interessati ad un largo sviluppo del movimento operaio. Noi non vogliamo governare e vogliamo nel limite delle nostre forze impedire che altri governino, cioè che impongano con la forza i propri piani ed i propri sistemi di vita sociale. Noi vogliamo che la nuova società si sviluppi secondo il volere libero, cangiante, progrediente delle masse (di cui naturalmente siamo parte anche noi) e per farlo è utile, necessario che il giorno della rivoluzione vi sia un numero quanto più grande è possibile d’operai comunque organizzati, pronti a continuare la produzione, a stabilire le necessarie relazioni tra paese e paese e tra categoria e categoria, provvedere alla distribuzione ed a tutti i bisogni della vita, senza affidare a nessuno il potere di imporre con la forza delle “guardie rosse” i propri voleri ed i propri interessi.
      Dunque a parer mio, gli anarchici dovrebbero penetrare in tutte le organizzazioni operaie, farvi propaganda acquistarvi influenza ed accettare in esse tutte le funzioni e tutte le responsabilità compatibili con la loro qualità di anarchici.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338