La cosa non è senza pericoli d’addomesticamento, di deviazione, di corruzione e molti dolorosi e vergognosi esempi si possono citare contro la mia tesi.
Ma come fare? Se si vuole agire bisogna correre i rischi dell’azione, che in questo caso sono rischi morali, e diminuirli colla prescrizione di una linea di condotta ben determinata e con un continuo mutuo controllo tra compagni.
Se vi sono dei compagni i quali considerano l’anarchia come un ideale di perfezione individuale e sociale che si realizzerà forse tra qualche migliaio d’anni, e credono che tutto quello che v’è da fare oggi sia il tenere la fiaccola accesa per il culto di pochi, essi hanno delle buone ragioni per tenersi lontani dai contatti impuri e dalle posizioni compromettenti.
Ma la grande maggioranza degli anarchici ed in specie quelli aderenti all’U.A.I.34 sono d’opinione, se io non interpreto male il loro pensiero, che gl’individui non si perfezionerebbero e l’anarchia non si realizzerebbe nemmeno fra qualche migliaio d’anni, se prima non si creasse per mezzo della rivoluzione fatta dalle minoranze coscienti il necessario ambiente di libertà e di benessere. Per questo vogliamo fare la rivoluzione al più presto possibile, e per farla abbiamo bisogno di mettere a profitto tutte le forze utili e tutte le circostanze opportune così come la storia ce le fornisce.
Le organizzazione operaie non possono essere composte di soli anarchici e non è desiderabile che lo fossero, perchè allora sarebbero un inutile duplicato dei gruppi anarchici e mancherebbero al loro scopo specifico.
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