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      E per spirito anarchico intendo quel sentimento largamente umano che aspira al bene di tutti, alla libertà ed alla giustizia per tutti, alla solidarietà, ed all’amore fra tutti, e che non è dote esclusiva degli anarchici propriamente detti, ma anima tutti gli uomini di cuore buono e d’intelligenza aperta.
      Per sè stesso il movimento operaio, mirando alla protezione degl’interessi attuali dei lavoratori e più specialmente dei membri di ciascun sindacato, tende naturalmente a diminuire la concorrenza sul mercato del lavoro per poter meglio resistere alle pretese dei padroni, ad ostacolare l’entrata di nuovi soci alle organizzazioni arrivate ad un certo limite di potenza, a fare del lavoro qualificato e meglio pagato un privilegio degli organizzati, a creare insomma una nuova classe privilegiata, un nuovo ceto interessato ad intendersela coi padroni, a diventare complice dello sfruttamento capitalistico, colla compartecipazione agli utili, coll’azionariato operaio, ecc, a danno della grande massa dei diseredati, condannati ai lavori puramente manuali e divenuti servi delle macchine e poco più che pezzi di macchine.
      Questo può non accadere se vi è spirito di ribellione nella massa, e se una luce ideale illumina ed eleva quegli operai meglio dotati e più favoriti dalle circostanze che sarebbero in grado di costituire la nuova classe privilegiata. Ma è indubitato che se si resta sul terreno della difesa degl’interessi attuali che è il terreno proprio dei sindacati, poichè gli interessi non sono armonici nè possono armonizzarsi in regime capitalistico, la lotta tra i lavoratori è un fatto naturale e può anche in certe circostanze e fra certe categorie diventare più accanita che tra lavoratori e sfruttatori.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338