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      E così la preparazione insurrezionale fu trascurata e praticamente abbandonata.
      Di passaggio noterò che quei marxisti che disprezzavano tanto la lotta politica, quando essa era lotta tendenzialmente insurrezionale, decisero poi che la politica era il mezzo principale e quasi esclusivo per far trionfare il socialismo non appena intravidero la possibilità di andare al parlamento e di dare alla lotta politica il significato restrittivo di lotta elettorale; e si sforzarono con questo di spegnere nelle masse ogni entusiasmo per l’azione insurrezionale.
      In questo stato di cose ed in questa disposizione generale degli spiriti fu lanciata l’idea dello sciopero generale, che fu accolta entusiasticamente da quelli che non avevano fiducia nell’azione parlamentare e vedevano aperta una nuova e promettente via all’azione popolare.
      Il guaio però fu che i più videro nello sciopero generale non un mezzo per trascinare le masse all’insurrezione, cioè all’abbattimento violento del potere politico ed alla presa di possesso della terra, degli strumenti di produzione e di tutta la ricchezza sociale, ma vi videro un sostituto dell’insurrezione, un modo per “affamare la borghesia” e farla capitolare senza colpo ferire.
      E poichè è fatale che il comico ed il grottesco si mescolino sempre anche nelle cose più serie vi furono di quelli che cercavano delle erbe e delle “pillole” capaci di sostenere indefinitamente il corpo umano senza mangiare per indicarle ai lavoratori e metterli in grado di aspettare, in un pacifico digiuno, che i borghesi venissero a chiedere scusa e perdono.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338