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      Ritrarsi dalla lotta, astenersi perchè non potevamo fare proprio come avremmo voluto, sarebbe stato un rinunziare ad ogni possibilità presente o futura, ad ogni speranza di sviluppare il movimento nella direzione da noi desiderata - e rinunziarvi non solo per quella volta, ma per sempre, poichè non si avranno mai masse anarchiche prima che la società sia trasformata economicamente e politicamente, e la stessa situazione si ripresenterà tutte le volte che le circostanze renderanno possibile un tentativo rivoluzionario.
      Occorrerà dunque a qualunque costo acquistare la fiducia delle masse, mettersi in posizione di poterle spingere in piazza e per questo appariva utile conquistare nelle organizzazione operaie cariche direttive. Tutti i pericoli d’addomesticamento e di corruzione passavano in secondo luogo, e d’altronde si supponeva che non avrebbero avuto il tempo di realizzarsi. Quindi si venne alla conclusione di lasciare a ciascuno la libertà di regolarsi secondo le circostanze e come meglio credeva, a condizione di non dimenticare mai di essere anarchico e di farsi sempre guidare dall’interesse superiore della causa anarchica.
      Ma ora, dopo le ultime esperienze, e vista la situazione attuale che non ammette connubi transitori e domanda un ritorno rigoroso ai principi per trovarsi meglio preparati e più profondamente convinti nelle prossime evenienze, mi pare che convenga ritornare sulla questione e vedere se sia il caso di modificare la tattica su questo punto importantissimo della nostra attività.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338