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      Spero che il Congresso vorrà esaminare la questione coll’attenzione che merita.
      Secondo me, bisogna entrare nei sindacati, perchè standone fuori se ne appare nemici, la nostra critica è guardata con sospetto e nei momenti di agitazione saremmo considerati come intrusi e male accetto sarebbe il nostro concorso.
      Parlo, s’intende, dei veri sindacati composti di lavoratori liberamente associati per difendere i loro interessi contro i padroni e contro il governo; e non già dei sindacati fascisti, spesso reclutati a suon di bastonate e colla minaccia della fame, i quali sono un’arma di governo ed un tentativo per meglio sottomettere i lavoratori alle esigenze padronali. Bisogna entrare nei sindacati ed esercitarvi opera di propulsione, per dare loro un carattere sempre più libertario e vigilare e criticare e combattere le possibili debolezze e defezioni dei dirigenti.
      Ed in quanto a sollecitare ed accettare noi stessi il posto di dirigenti credo che in linea generale ed in tempi calmi è meglio evitarlo. Però credo che il danno ed il pericolo non stia tanto nel fatto di occupare un posto direttivo – cosa che in certe circostanze può essere utile ed anche necessaria – ma nel perpetuarsi in quel posto. Bisognerebbe, secondo me, che il personale dirigente si rinnovasse il più spesso possibile, sia per abilitare un più gran numero di lavoratori alle funzioni amministrative, sia per impedire che il lavoro d’organizzazione diventi un mestiere ed induca quelli che lo compiono a portare nelle lotte operaie la preoccupazione di non perdere l’impiego.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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