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      Ma a questo punto, sopravvenne una deviazione che fu fatale a tutto il movimento. Una parte importante di rivoluzionari, quelli che volevano come gli anarchici la socializzazione della ricchezza, ma non accettavano il loro programma antistatale ed aspiravano alla conquista dei poteri governativi, comprendendo forse che una lotta condotta con metodi illegali sarebbe probabilmente riuscita contraria alla costituzione di un nuovo regime autoritario, si avvisarono di entrare nelle vie della legalità ed adottare la lotta elettorale come mezzo precipuo di azione. E con essi si unirono molti, anche venuti dagli anarchici, che erano stanchi di una lotta che presentava molti pericoli e poche speranze di immediate soddisfazioni personali, e furono felici di mascherare con pretesti speciali la loro stanchezza od il loro tradimento.
      E tutti costoro, che costituirono il partito socialista democratico, una volta entrati nella via elettorale e parlamentare, scesero rapidamente di transazione in transazione, e divennero ben tosto un elemento di conservazione, e furono e sono spesso la migliore difesa dell’ordine borghese contro gli scoppi sempre possibili della collera popolare.
      D’altra parte molti anarchici, vedendo che le masse seguivano più volentieri quella che sembrava la via più facile e che meglio rispettava la loro energia, perdettero fede nella possibilità dell’insurrezione e, o restarono sfiduciati ed inerti, o cercarono per altre vie la realizzazione dei loro ideali, che pur non possono realizzarsi, nè in tutto nè in parte, se prima non si è abbattuto il regime vigente.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338