E poi, ancora una volta, ora non si tratta più di sciopero, ma di RIVOLUZIONE.
Il movimento incomincia adesso, e ci vengono a dire di cessarlo!
Abbasso gli addormentatori! Abbasso i traditori! Evviva la rivoluzione!
b. E ora?42
Ora… continueremo. Continueremo più che mai pieni d’entusiasmo fatto di volontà, di speranza, di fede. Continueremo a preparare la rivoluzione liberatrice, che dovrà assicurare a tutti la giustizia, la libertà, il benessere. Se il governo e la borghesia s’immaginano di aver vinto la rivoluzione e d’averla domata, s’accorgeranno un giorno quanto mai è grande il loro errore. Questa volta non han vinto che uno scoppio spontaneo d’indignazione popolare: non hanno avuto che un piccolo saggio della collera che van seminando nell’animo dei lavoratori. Sentiranno un’altra volta il basta formidabile del proletariato, che porterà fine al regime.
Le nostre intenzioni erano modeste. Appena all’inizio della nostra preparazione, quando non ancora erano sparite le ultime tracce dell’ubriacatura libica e il risveglio del popolo italiano era, nella più gran parte del paese, solo da poco incominciato, noi non pensavamo certamente di poter fare la rivoluzione con i comizi ed i cortei del giorno dello Statuto. Noi intentavamo soltanto di far sentire al governo la necessità di far liberare le vittime militari (Masetti, Moroni, Fioravanti e gli altri) e di abolire le compagnie di disciplina. La stupida proibizione dei comizi ed il feroce eccidio di Villa Rossa spinsero le cose ben oltre le nostre intenzioni e le nostre speranze.
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Statuto Masetti Moroni Fioravanti Villa Rossa
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