Senza intesa, senza preparazione, tutta Italia insorse indignata, ed in molte parti lo sciopero generale di protesta assunse subito aspetto di rivolta aperta contro le istituzioni dello Stato. Ed il movimento si andava allargando ed intensificando e nessuno può dire dove sarebbe finito, se in sul bel principio non fosse venuto a fermarlo quell’ordine della Confederazione Generale del Lavoro, che se fu un segnalato servizio reso al governo, fu perciò stesso il più nero tradimento perpetrato contro il proletariato italiano. Chi vorrà potrà dire ormai che la rivoluzione è impossibile e che l’insurrezione popolare è roba da quarantotto? Estendete ad una gran parte d’Italia – e la cosa si va facendo quasi diremo da sè – lo stato d’animo dei lavoratori di Romagna e delle Marche, e l’insurrezione scoppia e trionfa spontaneamente per un’occasione qualsiasi.
La lezione di questi giorni agitati non deve andar perduta. Noi abbiamo visto che le masse sono sensibili e disposte alla lotta. Abbiamo visto che le differenze di scuole, di tendenze, di partito non impediscono un’azione comune per uno scopo comune, e che lo sciopero generale è ottimo mezzo per incominciare un movimento rivoluzionario, ma che non può continuare come sciopero senza stancare la popolazione e ridurla alla fame; e che perciò l’astensione dal lavoro deve ben presto cambiarsi in lavoro fatto a favore della collettività, ed in organizzazione della raccolta e distribuzione dei generi di consumo a beneficio di tutti. Abbiamo visto che gli avvenimenti impreveduti danno quel che possono dare, ma che per riuscire bisogna prepararsi metodicamente secondo piani preordinati.
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