Salario minimo stabilito per legge; limitazione legale della giornata di lavoro; arbitrato obbligatorio; contratto collettivo di lavoro avente valore giuridico; personalità giuridica delle associazioni operaie; misure igieniche nelle fabbriche prescritte dal governo; assicurazioni statali per le malattie, la disoccupazione, le disgrazie sul lavoro; pensioni per la vecchiaia; compartecipazione agli utili, ecc. ecc., sono tutte misure per far sì che i proletari restino sempre proletari ed i proprietari sempre proprietari: tutte misure che danno ai lavoratori (quando lo danno) un po’ di benessere e di sicurezza, ma li privano di quel po’ di libertà che hanno, e tendono a perpetuare la divisione degli uomini in padroni e servi.
Certamente è bene, aspettando la rivoluzione – e serve anche a renderla più facile – che i lavoratori cerchino di guadagnare di più e di lavorare meno ore ed in migliori condizioni; è bene che i disoccupati non muoiano di fame; che i malati ed i vecchi non siano abbandonati. Ma questo, ed altro, i lavoratori possono e debbono ottenerlo da loro stessi, con la lotta diretta contro i padroni, mediante le loro organizzazioni, coll’azione individuale e collettiva, sviluppando in ciascun individuo il sentimento di dignità personale e la coscienza dei suoi diritti.
I doni dello Stato, i doni dei padroni sono frutti avvelenati che portano con loro i semi della servitù. Bisogna respingerli.
Riconosciuto che tutte le riforme, le quali lascian sussistere la divisione degli uomini in proprietari e proletari e quindi il diritto in alcuni di vivere sul lavoro degli altri, non potrebbero, se ottenute ed accettate come benefiche concessioni dello Stato e dei padroni che attenuare la ribellione degli oppressi contro gli oppressori e condurre alla costituzione di uno stato civile in cui l’umanità sarebbe definitivamente divisa in classi dominanti e classi soggette, non resta altra soluzione che la rivoluzione: una rivoluzione radicale che abbatta tutto l’organismo statale, che espropri i detentori della ricchezza sociale e metta tutti quanti gli uomini sullo stesso piede d’uguaglianza economica e politica.
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