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      Questa rivoluzione deve essere necessariamente violenta, quantunque la violenza sia per sè stessa un male. Deve essere violenta perchè sarebbe una follia sperare che i privilegiati riconoscessero il danno e l’ingiustizia dei loro privilegi e si decidessero a rinunziarvi volontariamente. Deve essere violenta perchè la transitoria violenza rivoluzionaria è il solo mezzo per metter fine alla maggiore e perpetua violenza che tiene schiava la grande massa degli uomini.
      Vengano pure le riforme se possono venire. Esse possono essere di beneficio momentaneo e servire a stimolare nelle masse sempre maggiori desideri e maggiori pretese, se i proletari serbano vivo il sentimento che i padroni ed i governanti sono i nemici, che tutto ciò che cedono è strappato loro dalla forza o dalla paura della forza e sarebbe presto ritirato se la paura cessasse. Chè se invece le riforme fossero raggiunte per accordi e collaborazione tra dominati e dominatori, non servirebbe che a ribadire le catene che legano i lavoratori al carro dei parassiti.
      Del resto oggi il pericolo che le riforme addormentino le masse e riescano a consolidare e perpetuare l’organizzazione borghese pare superato. Non vi sarebbe che il tradimento cosciente di coloro, che colla predicazione socialista sono riusciti ad acquistare la fiducia dei lavoratori, che potrebbe dar loro valore.
      La cecità della classe dirigente e l’evoluzione naturale del sistema capitalista accelerata dalla guerra han fatto si che qualsiasi riforma accettabile dai proprietari è impotente a risolvere la crisi che travaglia il paese.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338