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      E tutto questo, subito, nel giorno stesso o nell’indomani immediato dell’insurrezione vittoriosa, senza aspettare ordini di comitati centrali o di altre qualsiasieno autorità.
      Questo è quel che vogliono gli anarchici, ed è poi quello che naturalmente avverrebbe se la rivoluzione deve essere davvero una rivoluzione sociale e non ridursi ad un semplice cambiamento politico, che dopo qualche convulsione riporterebbe le cose allo stato di prima. Poichè, o si leva subito alla borghesia il potere economico o questa ripiglierebbe in breve anche il potere politico che l’insurrezione le avrebbe strappato. E per poter levare alla borghesia il potere economico, bisogna organizzare immediatamente un nuovo assetto economico basato sulla giustizia e sull’eguaglianza. I bisogni economici, almeno i più essenziali, non ammettono interruzioni e bisogna soddisfarli subito. I “comitati centrali” o non fanno nulla o fanno quando non c’è più bisogno dell’opera loro.
      c. Il censimento dei rivoluzionari46
      ...È completamente erroneo che per abbattere il capitalismo bisogna aspettare che i milioni di cattolici siano diventati liberi pensatori, e che gli operai siano tutti (o in maggioranza) organizzati per la lotta di classe.
      Non equivochiamo. È una verità assiomatica, lapalissiana, che la rivoluzione non si può fare se non quando vi sono forze sufficienti per farla. Ma è una verità storica che le forze che determinano l’evoluzione e le rivoluzioni sociali non si calcolano coi bollettini del censimento.
      I cattolici resteranno numerosi come sono, e magari aumenteranno, fino a quando vi sarà una classe, potente di ricchezza e di scienza interessata a tenere la massa nella schiavitù intellettuale per potere meglio dominarla.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338