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      Gli operai non saranno mai tutti organizzati e le loro organizzazioni saranno sempre soggette a disfarsi o a degenerare fino a quando la miseria, la disoccupazione, la paura di perdere il posto, il desiderio di migliorare di condizioni alimenteranno la rivalità tra operai e daranno modo ai padroni di profittare di tutte le circostanze, di tutte le crisi per mettere gli operai in concorrenza gli uni contro gli altri. E gli elettori resteranno sempre montoni per definizione anche se qualche volta accade loro di tirar delle cornate.
      È cosa provata che date certe condizioni economiche, dato un certo ambiente sociale, le condizioni intellettuali e morali della massa restano sostanzialmente le stesse e, fino a quando un fatto esterno, un fatto idealmente o materialmente violento non viene a modificare quell’ambiente, la propaganda, l’educazione, l’istruzione restano impotenti e non riescono ad agire che sopra quel numero d’individui che, in forza di privilegi naturali o sociali, possono vincere l’ambiente in cui sono costretti a vivere. Ma quel piccolo numero, quella minoranza cosciente e ribelle che ogni ordine sociale partorisce in conseguenza delle stesse ingiustizie cui la massa è soggetta, agisce come fenomeno storico e basta, è sempre bastato, a far progredire il mondo.
      Ogni nuova idea, ogni nuova istituzione, ogni progresso ed ogni rivoluzione è stata sempre l’opera di minoranze. È nostra aspirazione, è nostro scopo quello di far assurgere tutti quanti gli uomini a fattori effettivi, a forze coscienti della vita sociale; ma per riuscire a questo scopo occorre dare a tutti i mezzi di vita e di sviluppo, e perciò bisogna abbattere, con la violenza poichè non si può fare altrimenti, la violenza che questi mezzi nega ai lavoratori.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338