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      Ma non serviva.
      La massa era con noi; eravamo sollecitati a recarci nelle fabbriche a parlare, incoraggiare, consigliare, ed avremmo dovuto dividerci in mille per soddisfare tutte le richieste. Dovunque andavamo erano i discorsi nostri quelli che gli operai applaudivano, ed i riformisti dovevano ritirarsi o camuffarsi.
      La massa era con noi, perchè noi interpretavamo meglio i suoi istinti, i suoi bisogni, i suoi interessi.
      Eppure, bastò il lavoro subdolo della gente della Confederazione Generale del Lavoro ed i suoi accordi con Giolitti, per far credere ad una specie di vittoria mediante la truffa del controllo operaio ed indurre gli operai a lasciare le fabbriche, proprio nel momento in cui maggiori erano le possibilità di riuscita.
      Ho citato due casi, ed avrei potuto citarne altri: il movimento del caro-viveri, lo sciopero di Torino e del Piemonte nell’inverno del 1920, gli scioperi di Milano, ecc.; ed arriverei sempre alle stesse constatazioni.
      In piazza, nell’azione, la massa è con noi e disposta ad agire; ma poi nel più bello si lascia abbindolare, si ferma scorata e disillusa, e noi ci troviamo sempre vinti ed isolati.
      Perchè? Secondo me gli è perchè siamo disorganizzati, o non abbastanza organizzati.
      Gli altri hanno i mezzi di trasmettere rapidamente dappertutto le notizie, vere o false, che convengono per influire sull’opinione ed indirizzare l’azione nel senso che vogliono. Per mezzo delle loro leghe, sezioni, federazioni, disponendo di fiduciari in tutti i centri, di indirizzi sicuri, ecc., essi possono lanciare un movimento quando serve ai loro fini ed arrestarlo quando quei fini sono raggiunti.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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