E riceviamo con rispetto anche le critiche che ci sembrano ingiustificate; ma pretendiamo che non si calunnino le nostre intenzioni, non si travisino i fatti, non si alteri il nostro pensiero, non ci si faccia dire quello che non abbiamo detto e non si affetti di ignorare quello che diciamo continuamente.
Siccome nel movimento anarchico vi è una notevole frazione “individualista” o “antiorganizzatrice” o “antipartitista”, gli amici-nemici di Umanità Nova si affannano a dire che noi formiamo, o vorremmo formare, una specie di corporazione chiusa, intollerante, dogmatica; che vogliamo fare di Umanità Nova l’organo esclusivo dell’"Unione Anarchica Italiana" (la quale sarebbe poi, secondo gli stessi, un’organizzazione autoritaria, accentrata, con mire dittatoriali, ecc.); e che noi cestiniamo sistematicamente tutti gli scritti che non corrispondono alla “nostra” tendenza.
Ma qual è questa “nostra” tendenza?
Io che scrivo sono partigiano dell’organizzazione operaia e dell’organizzazione nel partito, vale a dire che, pigliando il nome “partito” nel senso vero d’insieme di tutti coloro che “parteggiano” e lottano per la stessa causa, io credo utile che gli anarchici si uniscano in una o più organizzazioni, transitorie o permanenti, locali o generali, secondo le circostanze e gli scopi immediati o definitivi che si vogliano raggiungere, per coordinare gli sforzi e fare quelle cose a cui non basterebbero le forze degl’individui isolati. E conseguentemente sono aderente all’Unione Anarchica Italiana, nonchè ad altri aggruppamenti che si propongono lavori speciali che non entrano nel compito generale dell’Unione.
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