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      Galleani fa una critica severa quanto giusta di una supposta organizzazione autoritaria, che è una cosa completamente diversa da quella che gli anarchici organizzatori predicano e, quando possono, praticano. Ma è una questione di parola. Se invece di dire organizzazione si dicesse associazione, intesa, unione o altra parola simile, Galleani sarebbe certamente il primo a riconoscere che gli sforzi isolati e discordanti sono impotenti a raggiungere lo scopo. Infatti egli aveva creato in America, intorno a Cronaca Sovversiva, tutt’una accolta di consensi e di cooperazioni che, se mai, aveva proprio il difetto autoritario di dipendere troppo dall’impulso di una sola persona.
      Il punto di dissenso reale è un altro, ed è grave perchè può influenzare tutta l’azione pratica degli anarchici oggi e, più ancora, nei giorni di crisi storiche.
      Galleani dice:
      “Noi non possiamo offrire della città libera e felice che qualche magnifico profilo disegnato dalla speranza, dalla fantasia e da qualche logica e positiva induzione, piuttosto che da una realtà matematica e sicura. Non possiamo d’altronde, senza arbitrio e senza ridicolo, erigerne l’architettura severa e completa. La più ideale delle costruzioni potrebbe parere meschina, forse anche grottesca ai nostri nepoti che la casa dovrebbero abitare, e la casa sapranno farsi da sè adeguata ai loro bisogni, rispondere al loro gusto, degna dell’era più progredita e delle superiori civiltà in cui saranno chiamati a vivere”.
      E sta benissimo Ma poi aggiunge:


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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