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      Altri per la stessa ragione di difesa e garanzia della libertà si dichiararono individualisti e vogliono che ciascun abbia in proprietà individuale la parte che gli spetta dei mezzi di produzione e quindi la libera disposizione dei prodotti del suo lavoro.
      Altri escogita sistemi più o meno complicati di mutualità. Ma insomma è sempre la ricerca di una più sicura garanzia della libertà che forma la caratteristica degli anarchici e li divide in scuole diverse.
      Noi crediamo che la distribuzione dei mezzi di produzione naturali e la determinazione del valore di scambio delle cose necessarie in qualunque sistema fuori del comunismo, mal si potrebbero attuare senza lotte e senza ingiustizie che poi potrebbero finire colla costituzione di nuove forme d’autorità e di governi. Ma d’altra parte non ci nascondiamo il pericolo che un comunismo voluto applicare prima che ne sia ben radicato il desiderio e la coscienza e più largamente che non lo permettano le condizioni obiettive della produzione e dei rapporti sociali meni al sorgere di una burocrazia parassitaria che accetterebbe tutto nelle sue mani e diventerebbe il peggiore dei governi.
      E perciò noi restiamo comunisti nel sentimento o nell’aspirazione, ma vogliam lasciare libero campo alla sperimentazione di tutti i modi di vita che si possono immaginare e desiderare.
      Per noi è necessario ed è sufficiente che tutti abbiano piena libertà e che nessuno possa monopolizzare i mezzi di produzione e vivere del lavoro altrui.
      Adams poi parla della necessità di “un movimento anarchico organizzato, omogeneo, continuativo e collegato per un’azione comune di lotta e di rivendicazione” e dice che la nostra propaganda a fatti deve consistere “non nell’aspettare ad agire, muoversi, organizzarsi, ecc, che tutti quelli che si dicono anarchici siano d’accordo su quello che si deve fare, ma nel fare subito, noi stessi, tutti quanti siamo d’accordo, secondo il nostro programma teorico e tattico senza astenercene per uno sciocco timore d’urtare le suscettibilità dei dissenzienti delle varie frazioni o tendenze”.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338