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      Un maestro di scuola, mi si passi l’esempio, che abbia il diritto di bastonare i discepoli e si fa ubbidire colla sferza, risparmia ogni lavoro intellettuale per comprendere l’animo dei fanciulli a lui affidati ed alleva dei selvaggi; un maestro invece che bastonare non può o non vuole cerca di farsi amare e ci riesce.
      Noi siamo comunisti; ma il comunismo imposto dai birri, no. Questo comunismo non solo violerebbe la libertà che ci è cara, non solo non riuscirebbe a produrre effetti benefici perchè gli mancherebbe il cordiale concorso delle masse e dovrebbe contare solo sull’azione sterile e perniciosa dei burocrati, ma condurrebbe certamente alla ribellione, la quale, essendo per le circostanze anti-comunista, rischierebbe di finire in una restaurazione borghese.
      Questa differenza di programma tra noi ed i socialisti ci farà nemici l’indomani della rivoluzione, ed indurrà gli anarchici, che probabilmente saranno in minoranza, a preparare una nuova insurrezione violenta contro i socialisti?
      Non necessariamente.
      L’anarchia, l’abbiamo ripetuto spesso, non si fa per forza e noi non potremmo voler imporre agli altri le nostre concezioni, senza cessare di essere anarchici, Ma noi anarchici vorremo vivere anarchicamente per quanto le circostanze esteriori e le capacità nostre ce lo permetteranno.
      Se i socialisti ci lasceranno libertà di propaganda, di organizzazione, di sperimentazione; se non vorranno obbligarci colla forza ad ubbidire alle loro leggi quando noi sapessimo vivere ignorandole, allora non vi sarà nessuna ragione di conflitto violento.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338