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      Una volta conquistata la libertà ed assicuratoci il diritto di disporre dei mezzi di produzione, noi contiamo, per il trionfo dell’Anarchia, solo sulla superiorità delle nostre idee. Ed intanto potremmo concorrere tutti, ciascuno coi metodi suoi, al bene comune. Chè se invece i governanti socialisti volessero con la forza dei poliziotti, sottoporre i recalcitranti al loro dominio, allora… sarebbe la lotta.
      c. La ricetta dei comunisti56
      Al contrario degli anarchici vi sono molti rivoluzionari i quali non hanno fiducia nell’istinto costruttivo nelle masse, credono di avere essi la ricetta infallibile per assicurare la felicità universale, temono la possibile reazione, temono forse più la concorrenza di altri partiti ed altre scuole di riformatori sociali, e vogliono perciò impossessarsi del potere e sostituire al governo “democratico” di oggi un governo dittatoriale.
      Dittatura dunque: ma chi sarebbero i dittatori? Naturalmente, pensano essi, i capi del loro partito. Dicono ancora per abitudine contratta o per desiderio cosciente di evitare le spiegazioni chiare, “dittatura del proletariato” ma questa è una burletta oramai sfatata.
      Ecco come si spiega Lenin, o chi per lui (vedi "Avanti!" del 20 luglio 1920):
      “La dittatura significa l’abbattimento della borghesia per opera di un’avanguardia rivoluzionaria (questa è la rivoluzione e non già la dittatura), in contrasto con la concezione che sia anzitutto necessario ottenere una maggioranza nelle elezioni. Per mezzo della dittatura si ottiene la maggioranza non già per mezzo della maggioranza la dittatura”. (E sta bene; ma se è una minoranza che, impossessatasi del potere, deve poi conquistare la maggioranza è una menzogna il parlare di dittatura del proletariato.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





Anarchia Lenin