).
Lasciamo dunque questa falsa espressione di dittatura del proletariato atta a produrre tanti equivoci e discutiamo della dittatura quale essa è veramente, cioè il governo assoluto di uno o più individui i quali, appoggiandosi su di un partito o su di un esercito, s’impadroniscono della forza sociale ed impongono “colla violenza e col terrore” la loro volontà.
Quale sarà questa volontà dipende dalla specie di persone che all’atto pratico riusciranno ad impossessarsi del potere. Nel caso nostro si suppone che sarà la volontà dei comunisti e quindi una volontà ispirata al desiderio del bene di tutti.
È già una cosa molto dubbia, poichè generalmente gli uomini meglio dotati delle qualità necessarie per arraffare il potere non sono i più sinceri ed i più devoti alla causa pubblica; e se si predica alle masse la necessità di sottomettersi ad un nuovo governo non si fa che spianare la via agli intriganti ed agli ambiziosi.
Ma supponiamo pure che i nuovi governanti, i dittatori che dovrebbero realizzare gli scopi della rivoluzione siano dei veri comunisti, pieni di zelo, convinti che dall’opera loro, dall’energia loro dipenda la felicità del genere umano. Sarebbero degli uomini sul tipo dei Torquemada e dei Robespierre che, a fine di bene, in nome della salute privata o pubblica, soffocherebbero ogni voce discorde, distruggerebbero ogni alito di vita libera e spontanea: e poi, impotenti a risolvere i problemi pratici da loro sottratti alla competenza degli interessati, dovrebbero per amore e per forza lasciare il posto ai restauratori del passato.
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Torquemada Robespierre
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