La grande giustificazione della dittatura sarebbe l’incapacità delle masse e la necessità di difendere la rivoluzione dai tentativi reazionari.
Se davvero le masse fossero armento bruto incapace di vivere senza il bastone del pastore, se non vi fosse già una minoranza sufficientemente numerosa e cosciente capace di trascinare le masse colla predicazione e coll’esempio, allora comprenderemmo meglio i riformisti, i quali temono la sollevazione popolare e s’illudono di potere poco a poco, a forza di piccole riforme, che sono poi piccoli rammendi, minare lo Stato borghese e preparare le vie al socialismo; comprenderemmo meglio gli educazionisti che non valutando abbastanza l’influenza dell’ambiente sperano di poter cambiare la società cambiando prima tutti gli individui; non potremmo comprendere affatto i partigiani della dittatura, che vogliono educare ed elevare le masse “colla violenza e col terrore” e dovrebbero elevare a primi fattori di educazione i gendarmi ed i censori.
In realtà nessuno potrebbe istituire la dittatura rivoluzionaria se prima il popolo non avesse fatta la rivoluzione, mostrando così a fatti la sua capacità di farla; ed allora la dittatura non farebbe che sovrapporsi alla rivoluzione, sviarla, soffocarla ed ucciderla.
In una rivoluzione politica in cui si mira solo a buttar giù il governo lasciando in piedi tutta l’organizzazione sociale esistente, può una dittatura impossessarsi del potere, mettere i suoi uomini al posto dei funzionari scacciati ed organizzare dall’alto il nuovo regime.
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