La rivoluzione russa si è svolta con lo stesso ritmo di tutte le rivoluzioni passate. Dopo un periodo ascendente verso una maggiore giustizia ed una maggiore libertà, che è durato fino a quando l’azione popolare attaccava ed abbatteva i poteri costituiti, è sopravvenuto, non appena un nuovo governo è riuscito a consolidarsi, il periodo della reazione, l’opera, a volte lenta e graduale, a volte rapida e violenta, del nuovo potere, intesa a distruggere quanto più è possibile delle conquiste della Rivoluzione e a stabilire un ordine che assicuri la permanenza al potere della nuova classe governante e difenda gli interessi dei nuovi privilegiati e di quelli tra i vecchi che sono riusciti a sopravvivere alla tormenta.
In Russia, grazie a circostanze eccezionali il popolo abbatté il regime zarista, costruì per libera e spontanea iniziativa i suoi sovieti (che furono comitati locali di operai e contadini, rappresentanti diretti dei lavoratori e sottoposti al controllo immediato degli interessati), espropriò gli industriali ed i grandi proprietari fondiari ed incominciò ad organizzare sulla base dell’uguaglianza e della libertà e con criteri di giustizia, sia pure relativa, la nuova vita sociale.
Così la Rivoluzione si andava sviluppando e, compiendo il più grandioso esperimento sociale che la storia ricordi, si apprestava a dare al mondo l’esempio di un grande popolo che mette in opera per sforzo proprio tutte le sue facoltà, e raggiunge la sua emancipazione ed organizza la sua vita conformemente ai suoi bisogni, ai suoi istinti, alla sua volontà, senza la pressione di una forza esteriore che lo inceppi e lo costringa a servire gli interessi di una casta privilegiata.
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