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      Disgraziatamente però, tra gli uomini che maggiormente contribuirono a dare il colpo decisivo al vecchio regime, vi erano dei fanatici dottrinari, ferocemente autoritari perchè fermamente convinti di possedere “la verità” e di avere la missione di salvare il popolo il quale, secondo la loro opinione, non poteva salvarsi se non per le vie indicate da loro. Costoro, profittando del prestigio che dava loro la parte presa nella rivoluzione e soprattutto della forza che veniva loro dalla propria organizzazione, riuscirono ad impossessarsi del potere, riducendo all’impotenza gli altri, ed in specie gli anarchici, che avevano contribuito alla rivoluzione quanto e più di loro, ma non potettero opporsi validamente alla loro usurpazione, perchè disgregati, senza intese preventive, quasi senza alcuna organizzazione.
      Da allora la rivoluzione era condannata.
      Il nuovo potere, come è nella natura di tutti i governi, volle assorbire nelle sue mani tutta la vita del paese e sopprimere ogni iniziativa, ogni movimento che sorgesse dalle viscere popolari. Creò in sua difesa prima un corpo di pretoriani, poi un esercito regolare ed una potente polizia che uguagliò e superò in ferocia e mania liberticida quella stessa del regime zarista. Costituì un’innumere burocrazia; ridusse i sovieti a puri strumenti del potere centrale o li sciolse colla forza delle baionette; soppresse con la violenza, spesso sanguinaria, ogni opposizione; volle imporre il programma sociale agli operai e ai contadini riluttanti, e così scoraggiò e paralizzò la produzione.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338