Difese bensì con successo il territorio russo dagli attacchi della reazione europea, ma non riuscì con questo a salvare la rivoluzione poichè l’aveva strozzata esso stesso, pur cercando di difendere le apparenze formali. Ed ora si sforza di farsi riconoscere dai governi borghesi, di entrare con loro in rapporti cordiali, di ristabilire il sistema capitalistico… insomma di seppellire definitivamente la rivoluzione. Così tutte le speranze che la rivoluzione russa aveva suscitate nel proletariato mondiale saranno state tradite. La Russia non tornerà certo allo stato di prima, poichè una grande rivoluzione non passa mai senza lasciar tracce profonde, senza scuotere ed innalzare l’animo popolare e senza creare delle nuove possibilità per l’avvenire. Ma i risultati ottenuti resteranno ben inferiori a quello che avrebbero potuto essere e si sperava che fossero, ed enormemente sproporzionati alle sofferenze patite ed al sangue versato.
Noi non vogliamo troppo approfondire la ricerca delle responsabilità. Certo molta colpa del disastro spetta alle direttive autoritarie che si dettero alla rivoluzione; molta colpa spetta anche alla singolare psicologia dei governanti bolscevichi, che pur sbagliando e riconoscendo e confessando i loro errori, restano sempre convinti lo stesso d’essere infallibili e vogliono sempre imporre con la forza le loro mutevoli e contraddittorie volontà. Ma è altrettanto, o più vero ancora, che quegli uomini si sono trovati alle prese con difficoltà inaudite e che forse molto di quello che a noi sembra errore e malvagità, fu l’effetto ineluttabile della necessità.
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