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      Ma, come sempre, occorreva la spinta iniziale per determinare il movimento ed occorreva l’intesa di nuclei coscienti e fattivi per indirizzare detto movimento a scopi determinanti ed impedire che esso si esaurisse in disordini inutili e sanguinosi, senza risultati tangibili e duraturi.
      La situazione era urgente. Lo stato di tensione spirituale in cui si trovavano le masse non poteva durare a lungo; il governo o la borghesia sarebbero usciti dallo stato di depressione morale e d’impotenza materiale in cui erano caduti, e difatti già incominciavano ad apprestare i mezzi di repressione; nè le condizioni economiche, colle crescenti esigenze dei lavoratori e la progressiva diminuzione della produzione, potevano ammettere il prolungarsi di una condizione di ansia e di incertezza che impediva al capitalismo di funzionare mentre non permetteva il lavoro libero, associato, senza sfruttamento padronale, che avrebbe dovuto risolvere il problema.
      Il partito socialista che comprendeva allora anche coloro che poi si sono costituiti in partito comunista, e che era di gran lunga il più forte tra i partiti anticostituzionali, cercava di procrastinare nella convinzione, o col pretesto, che il tempo lavorava per noi, che ogni giorno passato aumentava la probabilità di vittoria.
      A me sembrava il contrario, e perciò desideravo che quel che si poteva fare si facesse subito.
      La storia passata non m’ispirava soverchia fiducia nella capacità e soprattutto nella volontà rivoluzionaria dei dirigenti socialisti, e d’altra parte come anarchico non potevo non avere le peggiori prevenzioni contro il regime burocratico e dittatoriale che, in caso di vittoria, i socialisti avrebbero tentato d’imporci.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338