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      In Italia due anni or sono la rivoluzione stava per scoppiare e noi facemmo tutto quello che potemmo per farla scoppiare, e trattammo da traditori del proletariato i socialisti ed i confederali che, in occasione dei moti contro il caro-vita, degli scioperi del Piemonte, della sommossa di Ancona, dell’occupazione delle fabbriche, arrestarono lo slancio delle masse e salvarono il traballante regime monarchico.
      Che cosa avremmo fatto se la rivoluzione fosse scoppiata davvero?
      Che cosa faremo nella rivoluzione che scoppierà domani?
      Che cosa han fatto, che cosa avrebbero potuto e dovuto fare i nostri compagni nelle recenti rivoluzioni avvenute in Russia, in Baviera, in Ungheria ed altrove?
      Noi non possiamo far l’anarchia, o almeno l’anarchia estesa a tutta una popolazione ed a tutti i rapporti sociali perchè finora nessuna popolazione è anarchica, e non possiamo accettare un altro regime senza rinunziare alle nostre aspirazioni e perdere ogni ragion di essere in quanto anarchici. E allora che cosa possiamo e dobbiamo fare?
      Questo era il problema messo in discussione a Bienne, e questo è il problema che maggiormente interessa nel momento attuale, così gravido di possibilità, quando ci potremmo trovare improvvisamente di fronte a situazioni tali che c’impongano di agire subito e senza esitazione o di sparire dal campo della lotta dopo di aver facilitata la vittoria agli altri.
      Non si trattava di dipingere una rivoluzione quale noi la vorremmo, una vera rivoluzione anarchica quale sarebbe possibile se tutti, o almeno la grande maggioranza degli uomini abitanti un dato territorio fossero anarchici.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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