Distruggere le istituzioni, i meccanismi, le organizzazioni sociali esistenti? Certamente, se si tratta d’istituzioni repressive, ma esse in fondo non sono che piccola cosa nella complessità della vita sociale. Polizia, esercito, carcere, magistratura, cose potenti per il male, non esercitano che una funzione parassitaria. Sono altre le istituzioni e le organizzazioni che, bene o male, riescono ad assicurare la vita all’umanità; e queste istituzioni non si possono utilmente distruggere se non sostituendole con qualche cosa di meglio.
Lo scambio delle materie prime e dei prodotti, la distribuzione delle sostanze alimentari, le ferrovie, le poste e tutti i servizi pubblici esercitati dallo Stato o dai privati, sono stati organizzati in modo da servire interessi monopolistici e capitalistici, ma rispondono ad interessi reali della popolazione. Non possiamo disorganizzarli (e del resto non ce lo permetterebbe la popolazione interessata) se non riorganizzandoli in modo migliore. E questo non si può fare in un giorno; nè, allo stato delle cose, noi abbiamo le capacità necessarie a farlo. Felicissimi dunque se, aspettando che possano farlo gli anarchici, lo facciano altri, magari con criteri diversi dai nostri.
La vita sociale non ammette interruzioni, e la gente vuol vivere il giorno della rivoluzione, il giorno dopo, e sempre.
Guai a noi, guai all’avvenire delle nostre idee, se noi dovessimo assumere la responsabilità di una distruzione insensata che compromettesse la continuità della vita!
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