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      Dalle scarse notizie che accidentalmente arrivano fino a me, rilevo che vi sono alcuni compagni che si sono rimessi a sostenere che per far trionfare l’anarchia sarà necessario, quando scoppierà la rivoluzione, obbligare la gente a fare a modo nostro, fino a quando essa si sarà convinta che noi abbiamo ragione e farà spontaneamente quello che al principio le faremo fare per forza. Insomma assumere la funzione di governo.
      S’intende che il governo che vorrebbero costituire quei singolari anarchici dovrebbe essere una cosa blanda e provvisoria, dovrebbe governare il meno possibile e durare pochissimo: ma anche ridotto ai minimi termini dovrebbe sempre essere un governo, cioè un gruppo di uomini che si attribuiscono la facoltà d’imporre al popolo le proprie idee… ed i propri interessi.
      E questo per essere pratici, per aderire alla realtà, ecc. Sembra sentire i discorsi che facevano i guerraioli quando predicavano la guerra per distruggere la guerra!
      La cosa non è nuova. Durante tutto il corso del nostro movimento vi sono stati degl’individui che, pur dicendosi anarchici anzi più anarchici degli altri, hanno espresso concetti e propositi ultra autoritari: soppressione per i nostri avversari delle libertà elementari di parola, stampa, riunione, ecc.; lavoro forzato sotto il comando di soprastanti anarchici; fanciulli strappati alle famiglie per educarli anarchicamente; polizia rossa, armata rossa, terrore rosso. E per quanto sia evidente la contraddizione tra l’idea di libertà che è l’anima dell’anarchismo, e l’idea di coercizione, pure a rifletterci bene non v’è di che troppo meravigliarsi.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338