“Quindi queste cose si rinnoveranno, si trasformeranno si perfezioneranno; ma non vorrai mica rinnovare e perfezionare le galere, le chiese, le caserme, i lupanari e nemmeno i monopoli ed i privilegi di cui parlava il Galleani.
“A me pare che il paragone non regga e conseguentemente cade tutto l’ordito dell’articolo critico in parola. La serietà della Rivista e l’autorità della tua parola mal sopportano questi stiracchiamenti polemici”.
Naturalmente le osservazioni del compagno Bianchi non mi rincrescono punto. Al contrario, io la ringrazio di avermi fornito l’occasione di ritornare sopra una questione ch’io considero di vitale importanza per lo sviluppo e la riuscita del nostro movimento.
Lasciamo da parte Galleani. Se l’ho male interpretato egli può dirlo meglio di chiunque altro, ed io sono sempre pronto a fare ammenda. Discutiamo l’argomento in sè.
L’esempio del pane da me citato pare al Bianchi uno stiracchiamento polemico: a me invece sembra calzante. Io ho l’abitudine (non so se è un pregio o un difetto) di cercare sempre esempi elementari, semplici, direi anche grossolani, perchè essi scartano tutti gli artifici retorici e mettono a nudo il nocciolo delle questioni.
I mezzi per fare il pane sono indispensabili, quindi, dice il Bianchi, sarebbe pazzia pensare alla loro distruzione anzichè al loro perfezionamento. Ma il pane non è la sola cosa indispensabile – io dico anzi che sarebbe molto difficile trovare una qualsiasi istituzione attuale, anche fra le peggiori, anche le galere, i lupanari, le caserme, i privilegi, i monopoli, che non risponda direttamente o indirettamente ad un bisogno sociale e che sia possibile distruggere realmente e permanentemente se non si sostituisce con qualche cosa che soddisfi meglio il bisogno che l’ha generata.
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