Abolire il gendarme, quest’uomo che protegge con la forza tutti i privilegi ed è il simbolo vivente dello Stato: d’accordissimo. Ma per potere abolirlo permanentemente e non vederlo ricomparire sotto altro nome ed altra uniforme, occorre saper vivere senza di esso, cioè senza violenza, senza sopraffazioni senza ingiustizie, senza privilegi.
Abolire l’ignoranza: d’accordo. Ma evidentemente bisogna prima istruire ed educare, e prima ancora creare condizioni sociali, che permettano a tutti di profittare dell’educazione e dell’istruzione.
“Lasciare ai nepoti una terra senza privilegi, senza chiese, senza tribunali, senza lupanari, senza caserme, senza ignoranza, senza stolide paure”. Sì, questo è il nostro sogno e per realizzare questo sogno noi combattiamo. Ma questo significa lasciar loro una nuova organizzazione sociale, nuove e migliori condizioni morali e materiali. Non si può sgomberare il terreno e lasciarlo nudo, se su di esso debbono vivere degli uomini: non si può distruggere il male senza sostituirvi il bene, o almeno qualche cosa che sia meno male.
Non si tratta d’imporre niente ai nepoti. È da sperare, ripeto, ch’essi faranno meglio di noi; ma noi dobbiamo fare oggi quel che sappiamo e possiamo, per vivere noi, e per lasciare ai nepoti qualche cosa di più che belle parole e vaporose aspirazioni.
È uno stato d’animo che, malgrado molta propaganda in contrario, persiste ancora in parecchi compagni e che, secondo me, sarebbe urgente cambiare.
La convinzione, che è anche la mia, della necessità di una rivoluzione per eliminare le forze materiali che stanno a difendere il privilegio e ad impedire ogni reale progresso sociale, ha fatto sì che molti han dato importanza esclusiva al fatto insurrezionale senza pensare a quello che bisogna fare perchè una insurrezione non resti uno sterile atto di violenza a cui poi verrebbe a rispondere un altro atto di violenza reazionaria.
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