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      E questo non significa “accodarci” agli altri partiti, ma spingerli avanti e mettere le masse in presenza dei vari metodi affinché possano giudicare e scegliere. Potremo essere abbandonati, traditi, come ci è avvenuto altre volte; ma bisogna ben correrne il rischio se non si vuoi restare praticamente inattivi e rinunziare ad apportare la forza delle nostre idee e della nostra azione nel corso della storia.
      Altra osservazione... Il socialismo nel senso largo; della parola, l’aspirazione al socialismo si presenta quale problema di distribuzione in quanto è lo spettacolo della miseria dei lavoratori di fronte all’agiatezza ed al lusso dei parassiti e la rivolta morale contro la patente ingiustizia sociale che hanno spinto i sofferenti e tutti gli uomini di cuore a ricercare ed immaginare dei modi migliori di convivenza sociale. Ma la realizzazione del socialismo – sia esso anarchico o autoritario, mutualista o individualista, ecc. – è eminentemente problema di produzione. Quando la roba non c’è, è vano cercare il miglior modo di distribuirla, e se gli uomini sono ridotti a contendersi il tozzo di pane, i sentimenti di amore e di fratellanza si trovano in gran pericolo di cedere il passo alla lotta brutale per la vita.
      Oggi fortunatamente i mezzi di produzione abbondano. La meccanica, la chimica, l’agraria, ecc, hanno centuplicata la potenza produttiva del lavoro umano. Ma bisogna lavorare, e per lavorare utilmente bisogna sapere: sapere come si deve lavorare e come si può economicamente organizzare il lavoro.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338