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      Vi è chi suol dire che “la rivoluzione sarà anarchica o non sarà”. Ancora una di quelle frasi d’effetto che guardate in fondo o non dicono nulla o dicono uno sproposito. Infatti, se s’intende dire che la rivoluzione quale la vorremmo noi deve essere anarchica, si fa una vera tautologia, cioè un giro di parole che non spiega nulla, come se si dicesse, per esempio, la carta bianca deve essere bianca. Se poi s’intende dire che non vi può essere altra rivoluzione che quella anarchica, allora si dice uno sproposito perchè vi sono stati e certamente vi saranno ancora nella vita delle società umane dei movimenti che, cambiando radicalmente le condizioni esistenti danno una nuova direzione alla storia successiva, e perciò meritano il nome di rivoluzioni. Ed io non saprei ammettere che tutte le rivoluzioni passate pur non essendo anarchiche siano state inutili, nè che saranno inutili quelle future che non saranno ancora anarchiche. Anzi inclino a credere che il trionfo completo dell’anarchia, piuttosto che per rivoluzione violenta, verrà per evoluzione, gradualmente, quando una precedente o delle precedenti rivoluzioni avranno distrutti i più grossi ostacoli militari ed economici, che si oppongono allo sviluppo morale delle popolazioni, all’aumento della produzione fino al livello dei bisogni e dei desideri e all’armonizzazione degl’interessi contrastanti.
      In ogni modo, se teniamo conto delle nostre scarse forze e delle disposizioni prevalenti tra le masse e se non vogliamo prendere per realtà i nostri desideri, dobbiamo aspettarci che la prossima, forse imminente, rivoluzione non sarà anarchica, e perciò quello che più urge è di pensare a quello che possiamo e dobbiamo fare in una rivoluzione in cui non saremo che una minoranza relativamente piccola e mal armata.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338