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      L’uomo ordinario, “l’uomo della strada”, ha molte ottime qualità, ha immense potenzialità che danno sicura speranza ch’esso potrà un giorno formare l’umanità ideale che noi vagheggiamo; ma esso ha intanto un grave difetto che spiega in gran parte il sorgere ed il persistere delle tirannie: esso non ama pensare, ed anche nei suoi conati di emancipazione segue sempre più volentieri chi gli risparmia la fatica di pensare e prende su di sè la responsabilità di organizzare, dirigere… e comandare. Esso, purchè non lo si disturbi troppo nelle sue abitudini, è soddisfatto se altri pensa per lui e gli dice quello che deve fare anche se a lui non resta che il dovere di lavorare e di ubbidire.
      Questa debolezza, questa tendenza della folla ad aspettare e seguire gli ordini di chi si mette alla sua testa, ha mandato a male tante rivoluzioni e continua ad essere il pericolo che minaccia le rivoluzioni prossime future.
      Se la folla non fa da sè e subito, bisogna bene che provvedano al necessario gli uomini di buona volontà, capaci di iniziativa e di decisione. Ed è in questo, cioè nel modo di provvedere alle necessità urgenti, che dobbiamo distinguerci nettamente dai partiti autoritari.
      Gli autoritari intendono risolvere la questione costituendosi in governo ed imponendo colla forza il loro programma. Essi possono anche essere in buona fede e credere sinceramente di fare il bene di tutti, ma in realtà, ostacolando la libera azione popolare, non riuscirebbero ad altro che a creare una nuova classe privilegiata interessata a sostenere il nuovo governo, ed in sostanza a sostituire una tirannia con un’altra.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338