Dunque, oggi come oggi, al partito socialista (nel quale comprendo anche gli anarchici non individualisti) incombe la difesa della libertà.
Questa lotta, secondo me, deve essere combattuta su tutti i terreni – compreso quello delle elezioni – ma non su quello esclusivamente.
I socialisti anarchici non hanno bisogno di candidati propri: essi non aspirano al potere e non sanno che farsene. Ma essi devono protestare contro la reazione governativa, prendendo parte all'agitazione elettorale, e va da sè che fra un candidato crispino o rudiniano o zanardelliano, disposto a votare stati di assedio, leggi eccezionali, eleggibilità di candidati politici – e magari massacri di moltitudini affamate – e un socialista o repubblicano sincero, sarebbe follia preferire il primo.
Essi però possono e devono dir chiaro e tondo al popolo, che non s'illudono come taluni socialisti, di poter far breccia a colpi di schede nella cittadella borghese e conquistarla.
Essi però possono e devono dire ai socialisti stessi che il voto è un episodio della lotta per il Socialismo, e non il più importante; la vera lotta deve essere fatta nel paese e col paese sul terreno economico e sul politico.
«L'emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori»; non può essere opera dei politicanti.
Ecco la mia opinione sulla più grave ragione di dissidio tra socialisti ed anarchici.
Sventuratamente questi e quelli si son fatti del male – e, quel che è più, – si son detti delle insolenze reciprocamente: e il ricordo fa velo ai loro occhi e impedisce loro di considerare il vero interesse della causa.
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Anarchismo e democrazia
Soluzione anarchica e soluzione democratica del problema della libertà in una società socialista
di Errico Malatesta - Francesco Saverio Merlino
pagine 122 |
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Socialismo
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