Anni addietro gli operai delle nostre grandi città si peritavano di ingerirsi di politica. I conservatori alla Pepoli insinuavano che è dovere degli operai di occuparsi unicamente dei propri interessi economici, rimanendo estranei a ogni agitazione politica; e tutt'al più concedevano loro di andare ad acclamare i sovrani e i ministri alle stazioni e a votare, nelle elezioni politiche e amministrative, pei loro benemeriti padroni.
Fu un progresso che gli operai cominciassero a votare per individui della loro classe, e molti di essi concepissero l'ambizione d'andare al Parlamento e ai consigli comunali e provinciali; ed un progresso maggiore fu fatto quando, costituitosi il partito socialista, essi andarono a votare per una grande idea.
Ora rimangono tuttavia moltitudini di operai e di contadini ligi ai padroni, che li sfruttano economicamente e politicamente, come lavoratori e come elettori. È forse contrario ai nostri principii tentare di strappare queste moltitudini alla loro servitù e gettarle nella lotta politica, magari se si debba cominciare dalle elezioni?
Ma si dirà, se non è contrario ai nostri principii che il popolo, invece di lasciare la scelta dei deputati e dei consiglieri alla classe dominante, concorra anch'esso alla loro elezione, è certamente contrario ai nostri principi accettare il mandato, andare alla Camera o al Municipio, votare le leggi, convalidare gli atti del governo e partecipare alle spoglie del potere.
D'accordo: ma io ripeto, si può andare al Parlamento o al Consiglio comunale non a governare, bensì a combattere il governo; non a far leggi, ma a dimostrare l'ingiustizia delle leggi che ci sono; non a mettere la mano nel sacco. ma a gridare ai ladri.
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Anarchismo e democrazia
Soluzione anarchica e soluzione democratica del problema della libertà in una società socialista
di Errico Malatesta - Francesco Saverio Merlino
pagine 122 |
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