La cosa è vera, nè le mie idee sono oggi diverse da quelle espresse nello scritto di cui si tratta. Ma MERLINO , riportando una mia frase staccata per sostenere una tesi diversa da quella che sostenevo io, lascia nell'ombra e nell'equivoco quello che io veramente intendevo.
Ecco: v'erano a quell'epoca molti anarchici, e ve n'è ancora un poco, che scambiando la forma colla sostanza e badando più alle parole che alle cose, si erano formati una specie di «rituale del vero anarchico» che inceppava la loro azione, e li trascinava a sostenere cose assurde e grottesche.
Così essi, partendo dal principio che la maggioranza non ha il diritto d'imporre la sua volontà alla minoranza, ne conchiudevano che nulla si dovesse mai fare se non approvato all'unanimità dei concorrenti. Confondendo il voto politico, che serve a nominarsi dei padroni con il voto quando è mezzo per esprimere in modo spiccio la propria opinione, ritenevano anti-anarchica ogni specie di votazione. Così, si convocava un comizio per protestare contro una violenza governativa o padronale, o per mostrare la simpatia popolare per un dato avvenimento; la gente veniva, ascoltava i discorsi dei promotori, ascoltava quelli dei contraddittori, e poi se ne andava senza esprimere la propria opinione, perchè il solo mezzo per esprimerla era la votazione sui vari ordini del giorno... e votare non era anarchico. Un circolo voleva fare un manifesto: v'erano diverse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci; si discuteva a non finire, ma non si riusciva mai a sapere l'opinione predominante, perchè era proibito il votare, e quindi o il manifesto non si pubblicava, o alcuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano; il circolo si scindeva quando non v'era in realtà nessun dissenso reale e si trattava solo di una questione di stile.
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Anarchismo e democrazia
Soluzione anarchica e soluzione democratica del problema della libertà in una società socialista
di Errico Malatesta - Francesco Saverio Merlino
pagine 122 |
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