Ma perché non sembrava abbastanza chiaro quali fossero le destre operatrici dell'immensa sventura, ridotto al di qua del Ticino l'esercito, affranto veramente da questa comandata fuga, odiator de' suoi capi perché autori d'ogni male, sfiduciato della vittoria, supplicavasi dal Tedesco una tregua di sei settimane, e la si comperava vendendo quel che i soldati avean conquistato come Peschiera, quel che non avean mai veduto, come Osoppo, i passi del Tonale, e dello Stelvio, la Rocca d'Anfo, quel che in nome della indipendenza erasi abbandonato nelle nostre braccia, come Piacenza, Modena e Parma. Secondo fu di Milano, la legge d'unione non parve strappata a Venezia che per disarmare il popolo, dileguarne l'entusiasmo, rapirgli la volontà; e si prendeva possesso di Venezia il sette per consegnarla il dí nove ai Tedeschi; i quali già sono a Parma, ricondussero nel suo seggio il Duca di Modena, minacciano ma indarno Bologna; intimano ai Toscani di non essere uomini per non essere combattuti, e accennano Roma, invocati certo dal Borbone che sarà l'ultimo imperocché vive la giustizia di Dio. I nemici occupano le antiche lor terre coll'insolenza della vittoria, padroneggiano tutte le altre; in ogni luogo rialzasi il birro invilito e medita sorridendo le vecchie prove.
Questi sono i primi frutti dell'armistizio, non approvato dalle «Camere», non sottoscritto dai ministri che tuttavia non potrebbero cedere la menoma parte del territorio senza l'assenso del Parlamento, atto quindi pienamente incostituzionale, nullo.
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