E se anche lo fosse che importa? Dobbiamo forse stendere il collo e lasciarci ferire? Se tali sono le condizioni dell'armistizio, quelle della pace che saran mai? Gli austriaci non battono forse, e non batteranno fra poco alle porte d'Alessandria? E Genova è forse sicura?
Ma il popolo di Genova si sente ancor quello del 1746; giacché dovrebbe nascondere quella gloriosa bandiera, riconoscendo tregue coll'inimico, nella forma illegale, funestissima nelle sue conseguenze. Fra la vita e la morte, fra Italia ed Austria non vi ponno esser tregue cosí obbrobriose pel popolo nostro. Ei non vuole perire come agnello, ma vivere come lione. E questa è la divisa dell'intiera Nazione, i Governi lo sappiano, di venticinque milioni d'uomini che anelano stringersi in una sola famiglia, credenti ad un sol patto, nostra religione. Ché se i Gesuiti, gettata via la sottana, assunsero l'uniforme di generali, per vendere colla patria il sangue dei soldati, figlioli o fratelli nostri, non può, non dee la Nazione lasciarsi lordare dalle infamie d'una congrega che dalla reggia ove sta consigliera giunge sino alle orecchie del povero che prega Iddio. I martiri di Goito, di Curtatone, di Somma Campagna, di Volta non ponno esser morti per una menzogna.
E noi dichiariamo questi sensi perché non siamo vili e nemici di noi stessi, perché siamo degni dei nostri riconosciuti diritti, de' nostri padri, del nome Italiano, della grandezza avvenire e della libertà — senza cui tutto è nulla, e «Iddio si ritira da un Popolo!
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