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      Ma i soldati non sono poi cosí gonzi, come «alcuno» sperava, desiderava e credeva. Essi si avvidero che tutt'altro ch'esser giunti fra nemici, erano giunti fra fratelli che li onoravano ed amavano, si avvidero che non eravamo noi che gli avevamo condotti ai bivacchi di Mantova perché morissero di malaria, che li avevamo trattenuti in ogni vittoria per non essere troppo scortesi coll'amico Radetzky, che li avevamo mandati a farsi massacrare a S. Lucia per prendere posizioni che si abbandonavano volontariamente pochi minuti dopo; che mandavamo indietro le munizioni da bocca perché erano pieni i magazzini, mentre i soldati cadevano per fame... Si avvidero insomma che gli autori della sanguinosa commedia erano tutt'altri che noi. Figuratevi come si commossero dolorose le viscere paterne dei regii commissari, dei ministri, ed «altri» nel vedere che i Genovesi fischiavano i traditori, e stringevano la mano de' loro prodi fratelli della milizia; che i soldati pranzavano, fumavano, passeggiavano per le strade coi cittadini... «O tempora, o mores!»
      I dottrinarii, a malgrado della loro dottrina, pare non abbiano ancora compreso che è passato il tempo in cui i soldati erano macchine che si muovevano, si fermavano, facevano di tutto — anche il boia — secondo piaceva a chi li pagava e bastonava; ora i soldati non sono che cittadini armati i quali non intendono per niente di aver venduto il cuore, la coscienza, l'anima loro.
      Di fatto l'altra sera stanchi di far la figura di croati, e per giunta di digiunare, e di dormire in terra, per far dormire piú tranquillamente il signor Durando, la Brigata Regina faceva chiasso nei suoi quartieri, gridava che voleva bivaccare ma al campo, pattugliare ma contro i tedeschi, ed esprimeva la sua antipatia a far la guardia di polizia ripetendo le grida di: Viva Genova, Viva la Libertà, Viva il Popolo — e il Popolo che passava gridava Viva la Brigata Regina — chi non avrebbe fatto altrettanto?


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Pagine politiche
di Goffredo Mameli
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