Ma le autorità che nei loro giornali parlano sempre di unione e concordia, pare non amassero questa unione, questa concordia. È doloroso che l'unione che piace a loro, non piaccia a noi, e l'unione che piace a noi non piaccia a loro; per consolarci non possiamo che ripetere col poeta: «Sono i gusti degli uomini diversi».
Il generale Pareto con intempestivo consiglio si metteva a capo di una pattuglia mista di guardie nazionali e di soldati e li schierava in modo da sbarrar la via, la folla faceva tosto piegare il debole argine, allora il Pareto con anche piú intempestivo consiglio comandava s'incrociassero le baionette, ma sí la guardia nazionale che la milizia avevano abbastanza buon senso per non farne nulla, o farlo in nodo da non far male a nessuno, e anzi molti del popolo si prendevano sotto il braccio i soldati di pattuglia e se ne andavano avanti da buoni fratelli — Viva l'Unione! —. Per verità sarebbe stata cosa spiacevole che la forza armata con un'inutile resistenza provocasse un vero tumulto, che il sangue cittadino scorresse perché la Brigata Regina aveva gridato Viva i Genovesi, e i Genovesi avevan gridato Viva la Brigata Regina.
Ciò che veramente vi fu di spiacevole è che il Pareto cavasse la spada, dando cosí luogo ad alcuni che se ne credean minacciati di rompergliela in due pezzi, e provocando molto tumulto contro di lui.
Noi conosciamo il Pareto, non crediamo che la sua posizione politica sia stata, né sia utile alla patria, però stimiamo il suo animo generoso, e quando anche fossimo avversi alle sue opinioni ci faremmo sempre un pregio di riconoscere ch'egli può errare — e crediamo ch'erri spesso — d'intelletto, non mai di cuore; noi non confondiamo né lui né Ricci con molti altri colleghi miserabili cacciatori di portafogli — però osserviamo che spesso l'errore dei buoni non è meno pernicioso della colpa dei tristi.
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