Noi vi poniamo mano coll'anima agitata dal dolore, dall'ira, e dalla speranza, perché ci passano dinanzi agli occhi le migliaia degli inutili martiri, e udiamo i gemiti dei fratelli raminghi, e la stridula voce dei retori che vanno ispirandosi alle tombe degli antichi scolastici per comporre inni, trattati politici, e panegirici ad uso del carnefice che adatta al loro collo il capestro, e ci corre sulle labbra la parola dello scettico ebreo: «vidi ogni cosa che si fa sotto il sole, ed ogni cosa vanità delle vanità» e poi una voce ci grida: «levati e ascolta»: ci leviamo, protendiamo l'orecchio e la fede ritorna nell'anime nostre, però che in ogni angolo d'Europa le campane suonano a storno contro le moribonde tirannidi, e fra i mille suoni ci pare distinguerne uno che somiglia a quello delle campane di marzo.
Uomini di poca fede, perché dubitate? Per verità la domanda sembra uno scherno. Voi guardate intorno e vedete spalle che sanguinano sotto il flagello degli uomini in cui aveano creduto, e bocche che hanno bevuta la morte nel calice ove credeano bere la vita, e intorno, come accessorii, città vendute, turbe morenti di fame, cadaveri di traditi e stolidi che predicano queste essere inezie a cui non si deve badare... Ma salite piú alti; e vedrete sempre spalle che sanguinano, e turbe di traditi, e accademie di stolidi. Ma salite per Dio sulla vetta del monte!
E voi vedrete l'umana famiglia che cammina nel suo cammino continuamente, logicamente, progressivamente attratta dalla legge di Dio che a mano a mano le si rivela in una parola, in un fatto sensibile e poi in un altro e poi in un altro; se non che ad ogni passo la parola diventa piú sublime, e l'idea traluce piú splendida dal fatto che la ravvolge come fiamma chiusa in un vetro che via via si fa piú trasparente.
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