La guerra che sta per incominciare abbia principio sotto migliori auspici, e di ciò, quanto alla parte politica, ci dà molta speranza la migliore tendenza dell'opinione. Al principio della guerra il movimento era traviato dalla scuola di Vincenzo Gioberti e di Cesare Balbo, la parola Italia non si udiva mai profferita senza che fosse, direi cosí, coonestata, legalizzata con qualche evviva servile, perciò gli animi erano proclivi a confidar troppo nei principi, e fu facile offuscare l'idea nazionale che balenò un istante fra le barricate di Milano col rimbombo di certi nomi circondati da un'aureola fittizia. Ora l'esperienza ha rettificate le idee e alla parola «concessioni», successe negli evviva popolari l'altra «Assemblea Costituente Italiana», sublime applicazione del principio unitario che pochi mesi sono nell'«Italia del Popolo» eccitava lo scherno dei «pratici», e che ora perseguita le dilicate orecchie dei moderati, sin nel loro santuario federalista, ed è imposta al governo toscano, dalla voce dell'illustre Montanelli e dal volere del popolo, come speriamo che la forza dell'opinione la imporrà tosto agli altri governi della penisola.
Del miglior esito militare ci affida la presenza tra noi di un uomo caro all'Italia per averle in dolorosi tempi gittato dall'altra sponda dell'Oceano un fiore di gloria sulla fronte solcata dalla vergogna — Giuseppe Garibaldi. — La fiducia nei capi che è il piú in ogni maniera di guerra, è il tutto nei corpi franchi, elemento principale nella guerra d'insurrezione.
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