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      Se l'Italia avesse un governo nazionale, questo, unitamente alla guerra in Lombardia, sarebbe il piú grave pensiero di cui avrebbe ad occuparsi.
      Se dura indipendente Venezia, ed avesse i mezzi da levare un'armata di qualche momento sarebbe triste assai la posizione delle armate imperiali sul Ticino e sul Mincio sempre travagliate dal dubbio di essere oppresse alle spalle in qualsiasi mossa, e in forse della ritirata in caso di sconfitta — alla vigilia di una guerra che deciderà dell'esistenza e del compromesso onore italiano. Queste sono gravi considerazioni.
      Ma un governo nazionale non è sperabile pel momento e gli avvenimenti incalzano siffattamente, che è debito degli Italiani rendere il meno funesta possibile questa tradizionale sventura della patria nostra.
      I popoli che non hanno governi che li rappresentino debbono agir di per sé, almeno, per quanto possono; sappiamo esser questa una dura necessità, ma quando ciò è un fatto convien pur fare il meglio che si può. Il trovar modo di assicurarsi mezzi per sostener almeno in parte la guerra, anche indipendentemente dai governi, è per l'Italia tale questione che da essa può dipender l'esito de' suoi conati. La generosità individuale dei cittadini può essere assai utile a ciò, e noi osserviamo con rossore che la guerra Polacca riceveva maggiori soccorsi dai comitati istituiti in Francia a tal uopo, che non Venezia dalle sorelle Italiane. — Ma in ogni modo questo non basta, e bisogna trovar mezzi piú generali e piú certi. A sciogliere questo problema dovrebbero principalmente occuparsi i varii circoli della penisola.


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Pagine politiche
di Goffredo Mameli
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