Nessuno dei governi esistenti è nazionale, e fu mai nazionale in Italia. La tradizione italiana — e per tale noi riguardiamo la storia del tempo in cui l'Italia fu gloriosa e libera — è o unitaria ne' tempi romani o municipale nel Medio Evo. Quelli che colla tradizione volessero appoggiare il frazionamento non potrebbero logicamente intenderlo in altro senso che nel municipale. La tradizione non ci dà né lo Stato di Sardegna, né la Toscana, né le due Sicilie e tanto meno l'Alta Italia; ci dà Sicilia, Firenze, Genova, Pisa, ecc. Ma chi vorrebbe, attorniati come siamo da forti e compatte nazioni che tendono a schiacciarci sotto il loro peso, dividere in mille brani l'Italia? Però, volendo coordinare la costituzione presente con la tradizione del paese, non resta che a riunire la tradizione unitaria romana e la municipale. Da ciò risulta un'unità nazionale stabilita su base di larghe libertà municipali.
A chi poi parla d'ignoranza nel popolo, rispondete che se scorra le provincie dei paesi piú liberi in Europa, la Francia e la Svizzera, troverà il popolo meno civile assai del nostro; rispondete che un popolo come il nostro che visse talvolta sotto governi che non significano che un'assoluta anarchia, talvolta come al presente sotto nessun governo, vivrà piú facilmente sotto un governo che corrisponda ai bisogni del paese, emergendo per dire così dalle sue viscere: rispondete che se il nostro popolo abbisogna di educazione, lo si educherà meglio colla libertà che colla tirannide.
E parlando dell'unità corriamo naturalmente alla quistione del Papato.
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