Voi, vissuti per lungo tempo sotto la piú dura delle tirannidi, sbagliereste di molto se non credeste il principato papale che una piaga la quale afflisse lungamente queste provincie. V'è piú: egli fu e sarebbe sempre, se continuasse ad esistere, che Dio lo tolga, un insormontabile ostacolo alla nazionalità, all'unità dell'intera Italia: governo per propria natura impotente, non poté mai sperare di stringere sotto di sé l'intera penisola: però l'opera sua tese sempre a dividerci in molti Stati, ad indebolire quale di questi si levasse a potenza per non esserne schiacciato: sostenere la propria influenza, invocando una potenza straniera; ricorrere ad un'altra quando questa lo dominasse troppo, fu sempre la sua politica. Liberate voi, liberate Italia, liberate Roma da questo suo perpetuo nemico, il quale dopo avere rifiutato di combattere il ladrone austriaco, si studia di eccitare la guerra civile, e dalle stanze contaminate del re di Napoli manda la scomunica ai suoi « dilettissimi figli». Voi non avete curata quella scomunica perché era ingiustizia solenne: voi vi siete comportati da uomini i quali sanno che la religione non ha che far nulla col principato, perché il regno di Cristo non è di questo mondo. Compite l'opera, usate di tutto il vostro diritto, separate affatto il Papa dal Principe e sarete benemeriti della religione e della civiltà, perché toglierete lo scandolo che offende tutti i veri credenti. Fate sì che i preti tornino al santuario, che piú non possano esser tiranni, e che per essi Cristo non sia piú fatto capitano di ribellioni e di guerre fraterne.
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