È straordinario, e la storia lo ripeterà, ammirando il contegno del Popolo Romano. Egli tradito, insultato, provocato dal principe, si è levato nella sua dignità al disopra del principe. Ma nello stesso tempo ha rispettato il Pontefice. Radicale nello spirito, fu reverente e moderato nei modi: e il Pontefice, profugo volontario presso il Nerone dei dí nostri, non fu meno rispettato di quando sedeva in Vaticano in tutta la sua potenza. Fu detto che il potere temporale e lo spirituale si confondevano e non potrebbero disgiungersi. A noi decisiva prova del contrario par questa che, cioè, si seppe combattere l'uno senza offendere l'altro, e i numerosi sacerdoti che consacrarono colla loro presenza le votazioni per la Costituente fanno fede che questa verità è compresa anche dal Clero, il quale in tal modo si mostra veramente depositario della tradizione evangelica.
Noi siamo cristiani e repubblicani, ed è anzi come repubblicani che veneriamo quanto rappresenta lo spirito del Crocifisso dai potenti. Non è a noi, i cui fratelli di fede furono dati per tanti anni al martirio, che occorre insegnare la religione della Croce. La nostra rivoluzione lo prova solennemente. La croce era profanamente collegata col triregno, e noi, senza toccar quella abbiamo saputo spezzar questo. E anche a spezzar questo esitammo. Pio IX vedeva scorrere il sangue italiano e porgeva la mano all'Austriaco. I Romani gemevano e pregavano Dio che gli toccasse il cuore. Pio IX finalmente proclamava non poter far guerra all'Austria, non poter essere cogli uomini della libertà. Da quel momento egli non poteva piú governare e il principato temporale cadde per intrinseca necessità, senza bisogno di sforzi estrinseci come la foglia inaridita cade dal ramo.
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