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      Lungo servaggio e lunghi lamenti formano l'istoria nostra di tre secoli e mezzo. Martiri aveste, e non pochi, che lasciaste cadere, o niegandoli, o sprezzandoli, o calunniandoli. E nondimeno la divina virtú di quel sangue ci riscosse nel dí del pericolo; ed ora, abbenché lacerati, abbenché sconfitti, duriamo in piedi, dettando leggi a' governi, che reluttanti ci seguono. Oggi chi non ha sulle labbra una maledizione contro il papato? Chi non desidera le redini del popolo affidate a creature del popolo? E congiure, ed associazioni, e circoli, e comitati, e giornali, e moltitudini raccolte gridarono evviva al desiderio d'una Costituente italiana. Questa è; saprete conservarla, compirla, difenderla? Ci siamo governati finora con la menzogna; si tolgano le bende alle piaghe; meditiamo una volta a' rimedi.
      Qui volontarii siamo; il voto di molte migliaia manifestarono e dichiararono la sovranità popolare. Pure non si ebbe ancora l'ardimento della situazione. Fugge il Papa, e sta bene; si circonda d'ogni diplomatico tradimento, trama congiure, suscita riazioni, e sta bene; ma noi, interpreti di tante generazioni, eredi di tanti dolori e di tante speranze, noi figliuoli di vedova sconsolata, che non abbiamo saputo per anco vendicare, non sapremmo, non vorremmo gettare sulla nostra sepoltura un coperchio per non ricaderci? Si imprigionano gli uomini che parteggiano pel Re-Sacerdote; e non ancora al Pontefice fu strappata la corona? Non si decretino forme di governo, ciò spetta alla nazione; ma l'ingiustizia si tolga, e l'assurda inconseguenza di condannare uomini che pur dovete condannare, i quali parteggiano per un uomo e per un principio che non condannaste ancora, che venerate ancora nelle pubbliche insegne.


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Pagine politiche
di Goffredo Mameli
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