Coll'unione dei fratelli, colla potenza di questo braccio, non dubitate, noi vinceremo, e l'Italia, sí, l'Italia sarà salva».
Queste parole infondevano una confidenza, un entusiasmo meraviglioso; noi abbiamo sentito gli uomini del Popolo ripetere tacitamente: «sí, o nostro Dio, noi vinceremo, sí, l'Italia sarà salva».
Poco dopo la mano del sacerdote sollevò dall'altare l'Ostia consacrata a benedir la moltitudine.
Era un grande, edificante, commovente spettacolo.
Quel Dio che atterra e suscita, col segno di quella croce che aveva redenta la terra dalla servitú, benediva coloro che, credenti in Dio e nel Cristo, gli chiedevano la redenzione della lor patria.
I Popoli prostrati l'adoravano profondamente.
Sebbene fosse presente una moltitudine di migliaia, pure vi era un silenzio di solitudine e di religione profonda, solo interrotto dai vari tuoni dell'organo e dai grandi tocchi delle campane che annunziavano ai presenti e ai lontani la benedizione di Dio.
In quel solenne momento nel tempio non solo, ma nelle strade, nel raccoglimento delle mura domestiche, e persino sul letto dei dolori ogni cuore erasi sollevato alle regioni della vita e della speranza, erasi raccolto nella elevazione di un sol voto.
Cosí pochi momenti prima della battaglia di Legnano la intrepida gioventú del battaglione della morte, si prostese colla fronte per terra davanti il Dio protettore della libertà dei Popoli, ne invocò devotamente, ferventemente l'aiuto e quindi sorta ferocissimamente a brandire le spade si precipitò con tale impeto sui padri dei nostri oppressori che determinò la vittoria e preludiò alla pace memoranda di Costanza.
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