Del resto, le parole del Mazzini rimangono, ed io riverente le prepongo a tutti gli Scritti di Goffredo Mameli, com'esse già furono preposte a quella minor parte che ne aveva data in luce l'edizione Genovese del 1850. Qui ardisco guardare piú addentro, nella vita e nell'arte del Poeta; dandomi buon dritto a far ciò, lo averlo amato molto, l'esser vissuto lungamente di lui, perfino facendo mio proprio soggiorno la casa che lo aveva accolto bambino, e d'allora in poi, per anni ed anni studiando le sue carte, a me confidate, preservandole ancora dalle insidie cortesi dei raccoglitori d'autografi, onde tanta parte di preziose reliquie d'uno scrittore insigne va miseramente dispersa. Cosí mi accade il poter pubblicare di lui, non solo in piú sincera forma quanto ne aveva dato la citata edizione, ma tre e quattro volte tanto. Vedere l'adolescente, quasi il fanciullo, levarsi precoce alla gagliarda virilità del pensiero, tra studi indefessi, letture svariate, indagini pazienti che parrebbero di vecchio, e uscir di là, armato di tutto punto, baldo di forze, ardente di volontà; ecco ciò che possiamo far noi, cogliendo in pari tempo il segreto di quell'arte sua, se pur debba restarci oscuro in qual modo un'anima eletta possa tanto accostarsi all'ideale divino, mentre tant'altre di poco si scostano dagli istinti del bruto. Perché a questo non è ancor giunta la scienza; né forse mai giungerà. Ma è bene che qualche cosa rimanga di oscuro tra noi, aspettando le luci di un' altra vita, che è da speràr migliore di questa, e da credere certamente diversa.
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